giovedì 15 maggio 2014

Entro e non oltre

(Illustrazione di Stefano Baratti)

Entro (e non oltre) in te.
Entri (e non oltre) in me.
Entriamo (e non oltre) in noi.
Siamo entro (e non oltre) noi.

Entrai e non oltrai in te.
Entrasti e non oltrasti in me.
Entrati e non oltrati in noi,
c’era il rischio di un
mancato ri-entro in noi.

Mentre ero entro e non oltre te,
(e tu eri entro e non oltre me),
mi chiesi:
“Esco e non oltre in te o ri-entro e non oltre in me?”

Non ri-esco a ri-entrare (e non oltre) in me.
Non ri-esci a ri-entrare (e non oltre) in te.
Come posso ri-entrare (e non oltre) in te
se non ri-esco e non ri-entro (e non oltre) in me?

Scusa:
Ri-esci a ri-entrare (e non oltre) in te?
Altrimenti
non ri-esco a ri-entrare (e non oltre) in me.
Perché
se non ri-esciamo a ri-entrare (e non oltre) in noi
non ri-esciamo a ri-uscire (e non oltre) da noi.

Vorrei ri-essere entro (e non oltre) te,
ma sono già entro (e non oltre) noi.
Lo so.
Vorresti essere entro (e non oltre) me,
ma sei già entro (e non oltre) noi.

Siamo entro (e non oltre) l’ambulanza.
Forse era meglio se si entrava
entro (e non oltre) la porta principale.

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Sono stato entro (e non oltre) te

L'eterno ri-entro (e non oltre) dona loro ▲

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