sabato 16 novembre 2013

L’uomo che diceva “chapeau!” a tutti

A destra, senza chapeau, l'uomo che diceva "chapeau!" a tutti
aggredito dai tutti (tutti con chapeau)
L’uomo che se non si sbagliava era solito dire “Se non mi sbaglio…” ad ogni piè sospinto, avendo come disturbatore di questa sua abitudine dialettica l’uomo che se non andava errato, il quale gli rimproverava quel suo incessante sospingere il piede, piuttosto che l’abuso del luogo comune colloquiale.
 

L’uomo che se non andava errato ripeteva senza soluzione di continuità “Se non vado errato”, criticato aspramente dall’uomo che aveva dedicato la vita a risolvere la continuità, un’attività che, se l’uomo che non andava errato non andava errato, era risultata fino a quel punto fallimentare.
L’uomo che se non si sbagliava, per difendersi dagli attacchi dell’uomo che se non andava errato, decise un giorno di prendere le parti dell’uomo senza soluzione di continuità, certo di trovare in lui un alleato. E così fu.


Temendo di vedersi messo in minoranza, l’uomo che se non andava errato ebbe un abboccamento segreto con l’uomo che se non si sbagliava, in occasione del quale gli spiegò che se lui non andava errato e se l’altro non si sbagliava, avrebbero potuto unire le rispettive forze per isolare l’uomo senza soluzione di continuità.
Dopo un lungo dibattito, i due conclusero rispettivamente “se non vado errato” e “se non mi sbaglio” l’uomo senza soluzione di continuità “mi rende la vita invivibile” e “a me no, anzi”. Il negoziato pertanto fallì.
 

Nel frattempo l’uomo senza soluzione di continuità trovò inopinatamente la soluzione della continuità, e perciò smise di tormentare l’uomo che se non andava errato.
Questa sua impresa fu salutata con un entusiastico “chapeau!” dall’uomo che diceva “chapeau!” a tutti, qualsiasi cosa facessero.
I tutti, tuttavia, cominciarono a sospettare che dietro quell’immancabile “chapeau!” dell’uomo che diceva loro “chapeau!” vi fosse qualche secondo fine. Dopo una serrata indagine, i tutti, infatti, scoprirono il secondo fine, ma purtroppo non il primo. Cosicché decisero che non gli avrebbero dato tregua finché non avessero scoperto quale fosse il primo fine.
A tale fine e a tale scopo, assunsero un detective, fine esperto di primi fini, benché non di secondi – che per altro non lo riguardavano e non riguardavano i tutti.
Dopo una lunga indagine, il detective annunciò di aver scoperto quale fosse il primo fine dell’uomo che diceva “chapeau!” a tutti.
 

Similmente all’ispettore Red Dick, egli convocò i tutti in una villa di campagna allo scopo di renderli edotti circa il primo fine dell’uomo che diceva “chapeau!”.
Iniziò dunque il detective: “Se non mi sbaglio e se non vado errato…” ma fu immediatamente interrotto dai tutti, certi di aver riconosciuto in lui sia l’uomo che se non si sbagliava sia l’uomo che se non andava errato sotto mentite spoglie.
Il detective cercò di difendersi dall’infamante accusa, ma su sopraffatto dai tutti con un boato unisono: “Se non ci sbagliamo e se non andiamo errati…” ma anche il boato rimase incompiuto, giacché, di tra i tutti, emerse un uomo che chiese vigorosamente la parola. Che gli fu concessa.
Quando poté finalmente parlare, egli, accompagnandosi con un ampio ed elegante gesto del braccio destro, esclamò “Chapeau!” a sottolineare un qualcosa di sfuggente.


Questo successe a Sarajevo il 28 giugno 2014. Il resto sarà storia e ce la racconteremo.

1 commento:

  1. divertente (coi tempi che corrono, speriamo di non essere accusati di avere sghignazzato sulle guerre mondiali).
    anche se non c'entra niente, mi torna in mente la donna che diceva "ho perso la credibilita' in te".

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